Come funziona lo smaltimento amianto e quando è obbligatorio?

Un tecnico con appositi dispositivi di protezione personale impegnato in smaltimento amianto.

 

Smaltimento amianto, una questione spinosa. Per la salute, certo, ma anche per gli oneri economici e burocratici che tale soluzione comporta. Ne parliamo qui, presentando i casi di obbligatorietà e spiegando come avviene l’intervento e offrendo consigli per risparmiare in totale sicurezza.

 

Lo smaltimento dell’amianto è un’azione doverosa in senso assoluto, o comunque estremamente utile. Solo in alcuni casi, però, è obbligatorio. Casi che il proprietario di casa dovrebbe conoscere, se non vuole incappare in sanzioni salate. Dunque, partiamo proprio dalla questione dell’obbligatorietà, per poi affrontare aspetti più tecnici e pratici: le fasi dell’intervento, gli obblighi formali del proprietario di casa e altro ancora.

 

Smaltimento amianto: quando è obbligatorio?

 

La bonifica dell’amianto è obbligatoria solo in un caso: quando l’elemento realizzato in amianto versa in pessime condizioni, tali da rappresentare un pericolo certo. Per “condizioni pessime” si intende la presenza di amianto friabile, che si sbriciola al tatto. In questo caso, infatti, rilascia liberamente sostanze cancerogene.

 

Il consiglio, comunque, è di assimilare la normativa di riferimento, che in Italia è piuttosto abbondante e dettagliata.

 

  • Decreto Ministeriale n. 14 del 1996, che disciplina gli interventi di bonifica;

 

  • Decreto Legislativo n. 152 del 2006, che approfondisce gli interventi di bonifica amianto e introduce norme specifiche sulla gestione delle macerie;

 

  • Decreto Legislativo n. 81 del 2008, che introduce una procedura specifica per i lavori di demolizione e rimozione dell’amianto.

 

La norma più importante, che però non riguarda le tecniche di smaltimento, è però il Decreto Ministeriale del 6 settembre 1994, che impone il divieto per l’uso dell’amianto in Italia.

 

Smaltimento amianto: perché è consigliato?

 

In genere, è sempre consigliato rimuovere l’amianto, anche qualora risultasse compatto. Prima o poi, infatti, va incontro a deterioramento e quindi al rilascio delle sostanze cancerogene. Vale la pena, giunti a questo punto, informare sui reali pericoli dell’amianto.

 

L’amianto è pericoloso perché rilascia fibre microscopiche che, se inalate, possono depositarsi nei polmoni e causare gravi malattie. Per esempio, l’asbestosi, che provoca un irrigidimento del tessuto polmonare, rendendo difficile la respirazione.

 

Ancora più grave è il mesotelioma, tumore raro e aggressivo, direttamente legato all’esposizione all’amianto. Stesso discorso per il carcinoma polmonare. Il problema principale dell’amianto è che le fibre possono rimanere nell’organismo per decenni prima di manifestare effetti clinici, rendendo la diagnosi tardiva. D’altro canto, anche una breve esposizione può risultare dannosa, specialmente in ambienti chiusi e senza protezione adeguata.

 

Smaltimento eternit: come si fa?

 

Entriamo ora nel vivo della questione e parliamo degli interventi di smaltimento, o per meglio dire di gestione dell’amianto. Le soluzioni generalmente adottate sono due.

 

  • Rimozione vera e propria: consiste nell’eliminazione completa dell’amianto dall’edificio. È l’opzione più sicura a lungo termine, ma richiede ditte specializzate autorizzate. Durante l’intervento, le fibre devono essere contenute per evitare dispersione nell’aria. Dopo la rimozione, il materiale va smaltito in discariche dedicate secondo la normativa vigente.

 

  • Incapsulamento: prevede il trattamento dell’amianto con prodotti sigillanti che ne impediscono il rilascio di fibre. È una soluzione meno invasiva e più economica rispetto alla rimozione, ma necessita di monitoraggio periodico per garantire l’efficacia del trattamento. Ideale per coperture e superfici ancora in buono stato.

 

Se ci si accorge di avere l’eternit “in casa”, ossia che alcuni degli elementi della propria abitazione (tipicamente la copertura) è stata realizzata in amianto, il consiglio è di procedere immediatamente con la richiesta di rimozione o incapsulamento.

 

Cosa bisogna fare nello specifico? Alcune amministrazioni propongono iter propri, ma nella maggior parte dei casi si tratta di inoltrare una segnalazione all’ASL locale, compilando e inviando un apposito modulo (via PEC, raccomandata o allo Sportello).

 

Il modulo è molto sintetico. Nello specifico, invita a inserire informazioni riguardanti il soggetto che segnala la presenza dell’amianto, l’elemento in cui l’amianto è inserito, la posizione geografica dell’immobile per cui si effettua la segnalazione. Dopodiché bisogna contattare una ditta autorizzata. Essa, al termine dei lavori, fornirà tutta la documentazione necessaria, la quale attesta il trattamento dell’amianto, che verrà inviata all’ASL di competenza.

 

Come risparmiare sullo smaltimento dell’amianto?

 

La rimozione, lo smaltimento o l’incapsulamento dell’amianto non costa molto, ma è comunque una spesa. Dunque, è legittimo cercare di ridurre i costi. Ovviamente, nel pieno rispetto degli standard qualitativi.

 

Come fare? Brandendo con intelligenza l’unico strumento in mano al consumatore: il preventivo. Si tratta di ottenere offerte ad hoc, ovvero dettagliate e uniformi tra di loro, e confrontarli. In tal modo, si individua quasi certamente una soluzione dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Il difficile sta nel trovarle proposte del genere. La ricerca manuale raramente funziona: nella migliore delle ipotesi, si ottengono solo offerte disomogenee e difficili da analizzare.

 

Meglio usare i tool online per chiedere preventivi gratis, come quello di Ristrutturazione3x2 che ti permette di ricevere e di confrontare le migliori proposte delle aziende di zona specializzate in bonifica amianto.

 

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