Riciclare l’acqua per irrigare il giardino è un’ottima soluzione per risparmiare, fare del bene all’ambiente e allo stesso curare al meglio i propri spazi outdoor. Tuttavia, la questione è complicata e coinvolge nozioni di tipo tecnico. Ne parliamo qui, fornendo informazioni sulle metodologie di riciclo, sui dispositivi da installare, sulle normative.
Perché riciclare l’acqua a fini irrigui?
Riciclare l’acqua, e per la precisione le acque reflue domestiche, significa accedere a tutta una serie di vantaggi.
Il primo consiste nel risparmio. Il riciclo è per definizione sinonimo di risparmio, e quello dell’acqua non fa eccezione. Basti pensare che in media un giardino di dimensioni ridotte, pari a 100 metri quadri, richiede fino a 200 metri cubi di acqua, che corrispondono a una bolletta di circa 300 euro.
Il secondo vantaggio consiste nella possibilità di fare del bene all’ambiente, riducendo al minimo gli sprechi e i consumi di “nuova acqua”. Non è un dettaglio di poco conto, se si considera la centralità che questo tema sta assumendo nella vita non solo delle organizzazioni, ma anche della gente comune.
Infine, riciclare l’acqua per irrigare il giardino significa ridurre la dipendenza dalla rete pubblica. Di tanto in tanto, soprattutto in certe zone del paese, si segnalano dei disservizi più o meno gravi. Questi impattano sulla qualità della vita domestica, ma possono risultare catastrofici per le sorti di un giardino.
Dunque, vale la pena approfondire la questione, parlando delle tecniche e anche della normativa, che in merito è abbastanza severa. Per farlo, prenderemo come riferimento DoraBaltea, famosa azienda produttrice di sistemi di depurazione, che ha pubblicato una interessante guida sul riciclo dell’acqua.
Riciclare l’acqua: quali sono le norme in vigore?
Per quanto concerne le attività che consentono di riciclare l’acqua, le normative di riferimento sono il Decreto Legislativo n.152 del 2006 e il Decreto Ministeriale Ministeriale n.185 del 2003. Essi assimilano le acque reflue domestiche a quelle industriali, e disciplinano – caso per caso – i parametri entro cui tali acque devono rientrare per essere “riciclate”. Infine, disciplinano anche gli usi.
Il parametro più importante è il Biochemical Oxigen Demand, ovvero la quantità di ossigeni richiesta dai batteri presenti negli impianti di depurazione. Maggiore è il valore espresso da questo parametro, maggiore è la quantità di ossigeno che i batteri impiegati nella scomposizione delle sostanze organiche devono utilizzare.
Riciclare l’acqua: come fare?
Ovviamente, per riciclare l’acqua, e in particolare per riciclare l’acqua a fini irrigui, sono necessari impianti ad hoc, che depurino il prezioso liquido e lo rendano compatibile con l’uso irriguo.
Buona parte dei dispositivi in commercio sono riservati all’uso industriale. D’altronde, la domanda di riciclo giunge soprattutto dalle industrie, che vedono l’acqua come una voce di costo importante, in certi casi addirittura esiziale. Il rischio, per un comune cittadino che voglia dotarsi di un impianto di depurazione, è quindi quello di affidarsi a impianti adattati alla bell’e meglio, che costano troppo e appaiono come sovradimensionati.
Il consiglio, dunque, è di fare riferimento alle aziende specializzate in tipologie diverse di impianti di depurazione, e che conferiscono a quelli per uso domestico una dignità pari a quelli per uso industriale. Tra queste aziende illuminate spicca proprio DoraBaltea che, anzi, fornisce soluzioni ad hoc per le attività irrigue.
Come funziona un impianto per il riciclo dell’acqua?
Spiegare in poche righe come funzione un impianto per il riciclo dell’acqua è quasi impossibile, ma qui possiamo illustrare alcuni principi basi, o per meglio dire le fasi che consentono alle acque reflue di tornare a nuova vita, di essere impiegate per l’irrigazione.
- Grigliatura. L’acqua viene filtrata e isolata dalle componenti più grossolane.
- Dissabbiatura e disoleatura. L’acqua viene privata delle componenti intermedie e piccole, come la sabbia, i grassi e gli oli. Il processo avviene mediante insufflazione, che crea dei vortici, i quali spingono verso l’alto queste componenti, di fatto separandole dall’acqua.
- Sedimentazione primaria. Contemporaneamente, alcune componenti discendono e si sedimentano, isolandosi ulteriormente. Di base, si trasformano in “fanghi”.
- Sedimentazione finale. I fanghi vengono attaccati da batteri “provocati” dall’impianto di depurazione, che formano delle vere e proprie colonie e scompongono i fanghi. A fine processo, l’acqua risulta pulita, sostanzialmente pronta per l’uso irriguo. Questa fase può essere condotta anche mediante un metodo alternativo, per quanto antico: la percolazione naturale. L’acqua viene fatta passare attraverso del pietrisco più e più volte, tale da ricreare un micro-ambiente funzionale alla scomposizione delle sostanze organiche.
Mettiamo tutto questo insieme e emerge un quadro chiaro: il riciclo dell’acqua per l’irrigazione del giardino non è solo un modo efficace per risparmiare denaro e risorse, ma è anche un importante passo verso un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. È tuttavia un processo tecnico che richiede un’attenta considerazione e competenza.
Fortunatamente, non dovete affrontare questa sfida da soli. Ci sono esperti qualificati e affidabili pronti ad assistervi in ogni passaggio del vostro viaggio verso il riciclo dell’acqua. Da DoraBaltea e molte altre aziende simili, potete aspettarvi consigli personalizzati e soluzioni su misura per le vostre specifiche esigenze di irrigazione.
Se siete pronti a fare un passo in avanti verso una gestione più efficace e sostenibile dell’acqua, vi invitiamo a richiedere un preventivo online. Esplorate le opzioni disponibili e scoprite come potete iniziare a beneficiare dei vantaggi del riciclo dell’acqua oggi stesso. Gli esperti sono a vostra disposizione per trovare la soluzione perfetta per voi. Non esitate, fate il primo passo verso il vostro futuro più verde oggi.